Intervista ai DOCKER’S GUILD

Benevenuto nel mondo dei Docker’s Guild! Sì, stiamo parlando a te lettore e ascoltatore, perchè i Docker’s Guild sono un progetto progressive rock interessantissimo tutto italiano che ha appena sfornato un album stratosferico come “The Mystic Technocracy (Season II: The Age Of Entropy)”, di cui trovate la nostra recensione QUI. A voi le parole del tuttofare Douglas Docker!
1 – Ciao e benvenuto! Presenta per favore “The Mystic Technocracy (Season II: The Age Of Entropy)”.
Ciao e grazie di ospitarmi su Noi Rocker! Dunque, “Season 2” è il terzo album nella saga del progetto Docker’s Guild. E’ preceduto da “Season 1” (2012) e da “Book A” (2016). In totale ci saranno nove album: cinque stagioni, che saranno gli album principali e che narrano la vicenda, e quattro album di transizione che esplorano una lato della personalità del Professor Jack Heisenberg, il protagonista principale della storia. Musicalmente, “Season 2” è sicuramente l’album più vario dei tre, con contaminazioni che vanno dal metal a complesse suite in puro stile prog, fino a brani più pop e altri strumentali. Il tutto nel tipico stile del progetto. A livello di storia, l’album racconta la corruzione di Lucy Higgs, l’altra protagonista della saga, il suo distacco da Jack Heisenberg, e l’ascesa al potere del malefico e folle Cardinale Berengar Yersinia.
2 – Vogliamo parlare dell’artwork di copertina che accompagna il nuovo album? Pensate rispecchi pienamente il concept lirico dell’album?
E’ Carl-André Beckston che si occupa, fin dal primo album, di tutte le grafiche e copertine degli album Docker’s Guild. E’ un artista straordinario che è riuscito a dare graficamente vita al mondo immaginario che mi ero creato mentalmente ma che non ero certo in grado di materializzare. E’ come se mi leggesse nel pensiero e sono sempre più sbalordito dalla qualità del suo lavoro. Talmente tanto che per questo album abbiamo anche fatto uscire uno storybook illustrato che illustra e narra nel dettaglio tutta la saga fino ad oggi. Per quanto riguarda le grafiche, ogni canzone è accompagnata da un’illustrazione, da una narrazione dettagliata e da un video per un’esperienza veramente multimediale. La copertina rappresenta Lucy Higgs e la sua corruzione da parte del Cardinale Berengar Yersinia, ed è farcita di simboli che richiamano a tutti gli altri album della serie, ma preferisco lasciare ai fans il piacere di scoprirli da soli ?
3 – Parlaci un po’ della vostra carriera musicale in pillole, dagli inizi ad oggi.
Il progetto Docker’s Guild ha avuto una gestazione lunga e piuttosto travagliata. I primi brani sono infatti stati scritti nel 1990, ma nessuno capiva cosa stavo cercando di fare, nessuno voleva suonarli, ed è solo nel 2012 che il primo album ha visto la luce. I primi anni ’90 furono per me un periodo estremamente creativo, con dozzine di canzoni composte in poco tempo. Non c’era ancora l’idea di fare un concept o una metal opera, è solo nel 1994 che mi resi conto che le atmosfere musicali e i testi facevano parte di un’idea comune, e messe in ordine formavano gli abbozzi di una storia. Così passai l’anno con Mio Jäger (oggi chitarrista delle Fratic Amber in Svezia) a comporre vari brani per completare la storia. Alla fine avevamo abbastanza materiale per un album e chiamammo il progetto Project DNA, ma per vari motivi la cosa non andò in porto. E’ solo nel 2008 che la tecnologia mi permise di realizzare quello che avevo in mente. Nel frattempo la saga si era espansa a nove album, e nel 2012 finalmente uscì il primo album “Season 1” con grande successo di critica e pubblico. Fu una grande soddisfazione vedere tutti gli sforzi e sacrifici di ben 22 anni di lavoro premiati in questo modo. Dieci anni dopo, sono arrivato al terzo album senza la minima intenzione di fermarmi ? Per i curiosi, diversi brani scritti con Mio sono usciti sia su “Season 1” che su “Season 2”, infatti diverse sezioni di “Into the Dahr Cages” sono state scritte da lei. Ce ne sono altri che appariranno nelle stagioni future. Anche i primissimi pezzi che scrissi nel ‘90/91 sono apparsi sugli album, per esempio “The Mystic Technocracy” che fu il primo brano che scrissi e che inaugurò tutta la saga, oppure K475 sul nuovo album. Ovviamnte ci sono anche molti brani nuovi di zecca, scritti apposta per l’occasione, come “Darwin’s Tears” sul primo album e “Lucy”, “Die Today” e “The Arrow” su quello nuovo.
4 – State già pensando ad un nuovo album, ep, o quello che sarà?
Assolutamente sì! Diciamo che l’intera saga e la relativa sequenza di album è stata studiata in dettaglio fin dall’inizio, incluso il gran finale a sorpresa del futuro “Season 5”, che credo lascerà tutti a bocca aperta. Adesso partirà la preparazione del prossimo album “Book B”, che sarà una Messa da Requiem cantata in latino. Sarà un vera sfida, perché dovrò adattare il testo fisso della messa alla musica che devo ancora scrivere. E’ un approccio che non ho mai utilizzato prima quindi sarà un vero esperimento!
5 – Come reputi la scena rock e metal italiana di oggi?
Devo dire che ultimamente seguo poco le nuove uscite in generale, ma per alcuni anni sono stato l’organizzatore di un concorso, l’Entropy Fest, e lì ho avuto l’occasione di passare in rassegna un centinaio di gruppi. Devo dire che oggi il livello qualitativo è mediamente davvero alto, con grande varietà di sottogeneri metal. Siamo ben lontani dai tentativi amatoriali degli anni ’80. L’unica pecca che trovo, c’è poca “scuola” nel songwriting, spesso i brani suonano tutti i simili, e le produzioni in particolare sembrano veramente fatte con lo stampino. E’ lì che una buona gavetta fatta a suon di covers fa la differenza. Per fortuna non è sempre così e la cosa bella è che nonostante le difficoltà quasi insormontabili del momento, c’è una scena piuttosto vasta, molto agguerrita, il che non può fare bene.
6 – In cosa pensi che la musica dei Docker’s Guild si differenzi dalla massa? C’è un aspetto particolare che vorreste evidenziare?
Credo che gli aspetti che ho cercato di curare di più sono il songwriting, gli arrangiamenti e la produzione. Le recensioni mi dicono che i Docker’s Guild hanno un suono, uno stile che non assomiglia a nessun’altra metal opera in giro oggi, ed è una cosa che mi fa molto piacere. Non che bisogni per forza essere sempre diversi in tutto, ma sentirsi dire che nel progetto c’è una vera originalità è stata una vera soddisfazione, visti gli sforzi messi in atto.
7 – Quali artisti hanno influenzato maggiormente i Docker’s Guild?
Le mie influenze musicali e non sono davvero varie, ma credo si possano riassumere in tre linee guida generali. Primo, il prog classico e un certo prog metal più moderno (Yes, ELP, i primi Dream Theater, ma anche Threshold e Amaranthe). Poi c’è una forte componente AOR e melodic rock, soprattutto per le tastiere e le voci (Asia, Journey, ma anche Cheap Trick). Infine ci sono molte influenze non prettamente rock, per esempio David Bowie, Duran Duran, i Rockets e Jean-Michel Jarre. Credo siano proprio queste ultime che rendono il sound dei Docker’s Guild così particolare, come spiegavo prima.
8 – Ultime parole libere. Grazie di essere stato con noi. Un saluto!
Un grande grazie per avermi ospitato! Un caro saluto ai fans dei Docker’s Guild e ai lettori di Noi Rocker. Venite a trovarci sui nostri social, dove scoprirete un progetto davvero speciale ed un universo fantascientifico avvincente che vi sorprenderà!”
By Redazione