DESCENT INTO MAELSTORM “Dei Consentes” (Recensione)

Full-length, Independent (2023)

La tecnica di composizione musicale denominata “dodecafonia” si basa sull’equivalenza armonica dei 12 semitoni della scala temperata in assenza di funzioni tonali ed è stata partorita quasi un secolo fa dal compositore austriaco Arnold Schonberg: attraverso di essa l’autore riesce a esprimere perfettamente la propria idea di musica, priva di qualsivoglia legge melodica o ritmica, anche nelle sue forme più estroverse.

Tale tecnica è stata tradotta in chiave metal estremo nel 2016 dal cantante e polistrumentista Andrea Bignardi, che nel suo progetto inizialmente solista Descent Into Maelstorm ha adottato il termine di “dodecaphonic metal”, unendo la violenza di un death metal molto tecnico e dai richiami progressive alle dissonanze della dodecafonia. Dopo aver rilasciato nel 2017 l’omonimo album di debutto, il progetto ha assunto una forma più definita con l’ingresso dei due chitarristi Peter Buzzi e Mattia Panunzio e del bassista Michele Augello, formazione con cui la band piacentina ha appena rilasciato il suo terzo album in studio, dal titolo “Dei Consentes”.

L’album giunge a quattro anni di distanza dal precedente “Iconoclasm” e proietta i Descent Into Maelstorm in una dimensione di maggior ferocia e di brutalità estrema, accompagnate dalle armonie distorte e psichedeliche che ne rappresentano il marchio di fabbrica. Si tratta di un concept in dodici atti ispirato alle divinità dell’Antica Roma, che in quarantanove minuti di durata mostra tutta la tecnica compositiva e musicale del quartetto, spaziando tra blackened death metal sperimentale, progressive metal, death/doom e rock psichedelico senza mai mantenersi sulle stesse linee armoniche, al punto da risultare al primo ascolto semplicemente fuorviante, oltre che dannatamente brutale. I cambi di tempo guidano la composizione, intervallandosi tra accelerazioni veementi, passaggi più riflessivi e riff disturbanti, il tutto accompagnato dall’aura surreale e ipnotica della musica dodecafonica, che costituisce quasi una struttura musicale a sé stante, parallela al wall of sound principale.

Il lavoro si apre con la brutalità di “Cinis et Pulvis”, brano in stile progressive/technical death metal in cui la veemenza della batteria e la malvagità del growl abissale di Andrea ben si amalgano con le linee di basso quasi jazz di Michele, per poi spaziare tra sperimentazione, dissonanze, momenti acustici e accelerazioni che sfuggono a qualsiasi definizione. Sulla stessa linea di pensiero scorre “Triumphus Falsarius Daemonium”, ben più psichedelica e con molti cambi di tempo, che si accende col riff dissonante che accompagna la sfuriata brutal death centrale; la strumentale “Infecundus” danza su un livello ancora più estremo di delirio e di follia, dando libero sfogo alla vena più sperimentale della band emiliana, tra riff ipnotici e disturbanti, accelerazioni forsennate, tocchi cupi al confine col black metal e un assolo virtuoso e tecnico che alza il livello dell’album, portandolo al limite dell’umana definizione.

“Pater” si apre con un riff doom metal che sfocia nella violenza del death tecnico, arricchito da melodie dissonanti, riff progressive e assoli disturbanti, mentre la breve ma concisa “Deus Belli” mostra la capacità di Bignardi e compagni di picchiare duro senza troppi fronzoli. Infine “Mater”, scelto come brano di lancio del lavoro, ben si pone come primo rappresentante dell’idea di musica partorita dai Descent Into Maelstorm in questa loro terza fatica: un connubio di technical death, progressive metal e death/doom che lasciano molto spazio alla fantasia, suonando ai poco avvezzi alla tecnica estrema e alla sperimentazione come una soluzione molto azzardata. In buona sostanza “Dei Consentes” è un album di metal estremo, il più violento prodotto dai Descent Into Maelstorm, nel quale si scorge in ogni singolo tratto, quasi in opposizione, tutta la follia e la versatilità della musica dodecafonica, a creare sfumature difficilmente digeribili ma non certo banali, che mostrano l’altissimo bagaglio tecnico e compositivo del quartetto, quanto mai disposto come in questo nuovo lavoro a spiazzare l’ascoltatore e trascinarlo nel suo vortice di delirio e di dissonanza, senza concedergli possibilità di ritorno.

Recensore: Alessandro Pineschi

Tracklist:
1. Cinis et Pulvis
2. Triumphus Falsarius Daemonium
3. Abyssus Devorat Terram
4. Infecundus
5. Pater
6. Silvarum Patrona
7. Deus Sol Invictus
8. Amor Sola Lex
9. Deus Belli
10. Silentium
11. Mater
12. Defloratio Gratiae

Links:
Bandcamp
Facebook
Instagram
Spotify

 

 

Commenta

You may also like