GLI ALBERI “Reinhold” (Recensione)

Full-length, Broken Bones Promotion (2022)

L’1 Dicembre esce ovunque il secondo album della band torinese Gli Alberi dal titolo “Reinhold”. Infatti dopo “The Glympse” del 2017 e l’ep “River God” del 2015 ecco il disco in recensione. Volutamente qui sotto copio ed incollo quanto presente sul press-kit a noi inviato perché funzionale all’ascolto ed alla disamina del disco: “REINHOLD è un concept album che racconta la scalata del Nanga Parbat ad opera dei fratelli Reinhold e Günther Messner. Il disco ripercorre tutte le tappe dell’impresa – dall’arrivo della spedizione internazionale (Babele), alla determinazione degli uomini durante la scalata (La danza pallida), allo spirito di competizione e rivalità tra i fratelli (Noialtri) e l’incontro con lo Tshemo, più noto come yeti, durante la discesa (Sindrome del terzo uomo). Dopo questo incontro, ricordato in più occasioni dallo stesso Reinhold Messner, abbiamo immaginato un momento di pace (Hiems) prima del crollo e della consapevolezza della tragedia avvenuta (Vuoto alle spalle). Sebbene sia Günther che Reinhold riescano a raggiungere la vetta (Sulla vetta), infatti soltanto quest’ultimo farà ritorno al campo base, iniziando quel percorso che lo trasformerà nel più grande alpinista di tutti i tempi. Com’è noto, purtroppo, Günther Messner morirà invece nell’impresa (Aspettami), dando luogo a una infinita e infamante scia di accuse (poi rivelatesi infondate) proprio ai danni del fratello. Sorda alle tragedie umane, la montagna resta dal canto suo lo stesso immobile gigante di sempre, sia prima (Nanga Parbat I) che dopo la scalata (Nanga Parbat II): un’immagine che abbiamo voluto includere anche come riflessione a margine sulla crisi climatica che stiamo affrontando. Dal punto di vista musicale, il disco contiene elementi black e doom alternati a sezioni atmosferiche e ambientali, con voci eteree femminili alternate a canto estremo, a rappresentare il Nanga Parbat stesso – la Montagna di Dio, la Mangiauomini. I testi sono completamente in italiano. La canzone “Noialtri” è interpretata da Narratore Urbano, un cantautore della scena indie torinese.”

Il disco in recensione ha un total-running di circa cinquantuno minuti per dieci traccie di rock/metal, con influenze doom e staccate tipiche del metal estremo. Si inizia con Nanga Parbat I: si parte con i synth che aiutano l’ascoltatore a immedesimarsi nelle condizioni psicofisiche di uno scalatore scuotere gli animi. “Babele”, la seconda traccia, inizia nuovamente con batteria e chitarra dopo una conversazione dialettale, i ritmi sono molto blandi, tutto molto atmosferico, il cantato in italiano è delicato suadente, si spande dalle casse come miele nonostante traspaia qualcosa tra il malinconico ed il desolato. Si continua con “La danza pallida”: la chitarra arpeggia sulla voce si Arianna e la batteria risulta cotonata, i ritmi sono nuovamente rilassati, ma sono in divenire, infatti mano a mano che il brano procede carica ed aumenta di intensità. Anche il growl che si contrappone al cantato femminile rende il brano quanto mai interessante.

“Noialtri” è un brano particolare, solo chitarra e batteria. La voce è una sorta di narrazione estremamente passionale, il comparto sonoro sottostante è corposo/roccioso .L’effetto è chiaramente emozionale per chi ascolta e sinceramente mette i brividi…Ma andiamo “Sulla vetta”, quinta traccia, ritmi subito alti e la voce di Arianna è sufficientemente aggressiva per i primi secondi, poi delicatamente il brano abbassa i toni per rialzarli durante il ritornello che, devo dire, è veramente bello. Verso la metà la canzone diventa dirompente, con la doppia voce femminile e growl che duettano, in un connubio di emozioni e sfaccettature. “Aspettami” è la sesta traccia, l’apertura è quasi in stile doom-metal, la batteria e la chitarra sono grosse e profonde, ritmo lentissimo ed inesorabile, la voce è quasi eterea e sognante ma si percepisce la disperazione e l’angoscia, soprattutto quando da un cantato tradizionale si passa a quello aulico, un brano commovente che non può lasciare indifferenti.

La settima traccia, “Sindrome del terzo uomo” inizia estremamente carica ed aggressiva; voce femminile e growl incazzato, comparto sonoro potentissimo, ritmi alti e muro sonoro enorme per almeno i primi due minuti circa, poi tutto si quieta e rimane solo la batteria, poi il brano riprende ad accendersi per una seconda fiammata, traccia molto corta ma decisamente impattante. Si continua con “Hiems”: arpeggio di chitarra e synth, la voce è nuovamente suadente e rilassata. Molto atmosferica questa ottava traccia, l’ascoltatore si sente proiettato nel grande vuoto infinito, nella pace cosmica un pezzo di spessore assoluto. “Vuoto alle spalle”, penultima traccia con connotati “orientaleggianti”, batteria tamburellante e chitarra che man mano aumenta l’intensità e ardore, brano interamente strumentale. “Nanga Parbat II”: eccoci arrivati all’ultima lunghissima traccia di questo album, circa otto minuti, l’apertura è affidata alla chitarra, voce prima eterea, poi man mano più tradizionale, anche qui l’approccio è quasi doom, la batteria è un pozzo senza fondo, il basso tende le corde e si sente con chiarezza, mentre la sei corde si esprime con un riff molto interessante. Mi piace molto il ritornello che ha il potere di tenere incollato l’ascoltatore tanto è avvolgente.

Considerazioni finali: Ah….da torinese quale sono, sentire un disco dei miei concittadini che suona così bene…con questa passione, con questo pathos e con questa tecnica, mi fa davvero piacere. Il disco è sicuramente per gli amanti della musica raffinata e concettuale, non sicuramente per quelli che desiderano farsi sanguinare i padiglioni auricolari con blast-beats e growl malati. Un disco consigliato anche per chi non ha uno specifico amore per il metal, ma per tutti coloro che amano ampliare i propri orizzonti musicali ascoltando musica di qualità.

Recensore: Igor Gazza

Tracklist:

1. Nanga Parbat I
2. Babele
3. La danza pallida
4. Noialtri
5. Sulla vetta
6. Aspettami
7. Sindrome del terzo uomo
8. Hiems
9. Vuoto alle spalle
10. Nanga Parbat II

Links:

https://www.facebook.com/glialberitorino

https://glialberi.bandcamp.com/

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