Demoghilas: l’intervista di Travis per noirocker.it

  • Ciao Alfred, vuoi parlarci del tuo nuovo album “Sin Easter” in generale, dai suoi vagiti fino all’uscita??

Ciao a tutti e benvenuti, è un piacere! «Sin Easter» era stato pensato immediatamente, a partire dal titolo, poco dopo l’uscita di «Gallows Hood» come un album di scarti, di quelle storie che non avevano trovato spazio in quest’ultimo. L’idea di una Pasqua maledetta e dei Sette Peccati c’era già, ma poco a poco che andavo avanti mi rendevo conto che lo stile che stavo inseguendo era decisamente anonimo, sebbene i riff e le melodie fossero quelle che alla fine ho inciso. Ci sono una ouverture strumentale con canti lirici, chitarre acustiche, un effetto Pitch in alcuni assoli e meno effetti speciali rispetto ai precedenti album, eccetto il primo e l’ultimo pezzo. Questo lo avevo già messo in conto. Mi è solo bastato aggiungere una doppia cassa e un picking tremolo su una sola corda e ho trovato la risposta: un vago omaggio al Melodic Death Metal, uno genere che mi accompagna da quando frequentavo l’università, forse per ricordare la spensieratezza di quegli anni. Infatti, questo album è nato dalla tristezza, dalla depressione e dalla disperazione. Le cause sono il Covid – o quantomeno il sistema e le sue cosiddette misure antivirus – e l’abbandono da parte di chi pensavo mi volesse bene. Fondamentalmente, questo è un lavoro triste e arrabbiato, oscuro e malato. E c’è anche un tentativo di auto- disintossicazione, per liberarmi da tutto il male e la rabbia che mi hanno lasciato.

  • Come nasce un tuo brano e come viene finalizzato?

Come detto altre volte, molte idee di riffing e melodie le avevo in testa da quando iniziai a suonare, diciotto anni fa, arpeggi e accordi che facevo tutti i giorni per esercitarmi. Sempre riconducibili a pezzi già esistenti, anche al di fuori del Metal, senza farne un plagio ma piuttosto una fusione dei due e crearne qualcosa di nuovo. Sono molto individualista e mi rendo conto di pensare cose che solo chi conosce pu  capire. Scherzando, se sai di che cosa sto parlando, ti direi che creando una nuova canzone do vita al mio Super Digimon unendo altri due Digimon. No, scherzi a parte, per scrivere un testo, qualunque sia la tematica, anche se c’è già il pensiero, mi serve la base per incastonare tutte le parole. È capitato a volte il contrario, anche se ho poi dovuto fare dei cambiamenti per la ritmica, ma la musica mi aiuta anche a concepire le parole in base alla sua cupezza o allegria. Registro tutto a casa nel mio homestudio, finora la batteria l’ho solo campionata. Ma dal prossimo album, oltre a darci un taglio con testi così feroci, ho deciso di registrare con un amplificatore e una batteria autentici, per elevare il progetto ad un altro livello.

  • Che tematiche affrontano i testi delle tue canzoni?

Il tema del proprio doppio e del Lato Oscuro è il filo rosso di tutti i pezzi. In generale li vedo come testi misantropi, anarchici, tirannici, apartitici, velenosi e nichilisti, tutti contro il sistema e l’essere umano medio, dove ormai le persone e le anime pure e solitarie si confondono in un mare di numeri e mattoni del muro, forse lo stesso muro di cui cantavano i Pink Floyd. In «Gallows Hood» riguardavano sei incubi che ho avuto e da cui ho pensato di trarne delle storie, che poi ho trasformato in canzoni, legandole sempre alla mia guerra contro il mondo. «Sin Easter» parla appunto dei peccati capitali, ma non come i mali del mondo, bensì come effetto collaterale delle sue bugie; quindi come figure tragiche, sette Mostri di Frankenstein che cercano il loro creatore per sapere come mai ha dato loro la vita in un mondo che mira solo a farti stare male. E ci ho messo anche sprazzi della mia storia, anche e soprattutto dell’ultimo anno, così come molti dialoghi e monologhi con me stesso. Con la mia coscienza o il mio Mr. Hyde.

  • Descrivi per favore il tuo sound, magari cercando di indicare il tipo di pubblico a cui potrebbe piacere e perché.?

Non ho mai pensato ad un pubblico in generale, fatta eccezione per i miei pochi amici che mi sostengono, anche se non vuol dire venire ogni volta ad ogni mio singolo spettacolo, ormai l’ho capito. Sicuramente, non è uno stile adatto al metallaro purista medio, mi sono inimicato parecchia gentaglia del genere quando vivevo ancora in Puglia. Neanche io sono un fan del Core o del Nu Metal, ma di sicuro non muovo spedizioni punitive come facevano loro, esaltati che prendevano alla lettera i Manowar credendoci pure, ma neanche in uno sketch dei Griffin avrebbero fatto ridere o riflettere. C’è anche questo nella mia musica, la consiglio a chi è sinceramente predisposto verso qualunque tipo di musica senza pregiudizi, traendo le sue conclusioni alla fine. Come ogni cosa, che sia un genere musicale, cinematografico o letterario. Persone con una discreta apertura mentale, dai vecchi Rocker di una volta che percepiscono i miei omaggi al Metal anni ’80 a chi, semplicemente, vuole ascoltare qualcosa per passare il tempo. Il mio sound… faccio la figura del pollo se dico che non lo so neanche io? 😀 l’ho sempre descritto come Metal Sperimentale: un p  di Doom, di Industrial, di Melodic Death… forse, del semplice e comune Alternative Metal, alla fine, niente di nuovo come non ho mai preteso. Solo autoprodotto come pochi.

  • Stai già lavorando a nuova musica? E in ogni caso, hai già una idea di come si evolverà il tuo sound??

Si, avevo già iniziato la re-incisione di un paio di vecchi demo per il nuovo album. Poi, come già detto, ho deciso di farlo tutto con strumenti reali, senza più usufruire del computer come altro musicista. La chitarra la registrer  con il mio piccolo Orange. Prender  una batteria nella mia casa in Puglia, un kit molto semplice, registrer  tutto con il mio microfono a condensatore per dare quel senso di «Garage» ma render  tutto molto più pulito. Non sarà un genere punk, per ora, ho in mente un piccolo ritorno alle origini, dei pezzi più rockeggianti e radiofonici. Ti potrei dire che gli omaggi maggiori saranno a gruppi come Blue Oyster Cult e Billy Idol, qualcosa di simile ad alcuni pezzi dei Deathstars, ma senza effetti speciali orchestrali, piuttosto qualche tappeto di tastiera qua e là. insomma, non sarà così facile incidere tutto stavolta, non potr  farlo ad ogni ora del giorno come fatto finora, in cuffia e via, ma uscirà come ho promesso, garantisco!

Nel frattempo è prevista, per il prossimo anno, una remaster di «Gallows Hood», molto più easy rispetto a quanto composto all’epoca, per correggere alcuni sbagli grossolani. D’altronde, avevo composto incazzato come una bestia ed ecco il risultato. Sarà sempre l’album con meno filo rosso rispetto agli altri, ma sento che è una cosa giusta da fare.

  • Vogliamo parlare delle tue influenze musicali?

Molte volte ho nominato i Rammstein come il gruppo a cui sono debitore, ed è vero, così come anche i Black Sabbath e la chitarra di Tony Iommi. Ho anche parlato degli Amon Amarth e degli Arch Enemy, che ho sperato di omaggiare da qualche parte nel mio ultimo «Sin Easter»… Ma non ho mai parlato di altri gruppi che ascolto con meno frequenza ma che hanno avuto un grande impatto: i Metallica e i loro pezzi più onirici, gli Slayer e i loro ritmi violenti e minacciosi… questi giorni, con mio zio, abbiamo ascoltato tante ballad Rock/Metal anni ’80 e anche loro mi hanno formato, altroché. Capisco di non aver ancora reso omaggio a questi generi, è lo scopo principale del mio progetto, tempo al tempo. Quando leggo Dylan Dog ho sempre in sottofondo i Death SS e gli Scorpions. fondamentalmente, a parte pochissimi gruppi, mi piace lo stile europeo: dall’Hard Rock britannico alla Neue Deutsche Arte germanica, dalla colonna sonora di film e videogiochi al Melodic Death scandinavo.

  • Qual è il tuo sogno più grande nella musica e dove vorresti arrivare con Demoghilas??

Ho smesso di idealizzare di fare grandi tournée in stadi, ormai ho trentun anni e vissuto troppo schifo nella mia vita. Sono una specie di Dylan Dog, mi piace suonare e ascoltare la musica, ma mi viene ansia se penso di dover fare dei concerti, memore anche delle difficoltà e delle incazzature contro cui ho sempre sbattuto il muso: i locali che non ti fanno suonare se non hai un seguito, la gente che è sempre la stessa, i musicisti che non fanno le primedonne… dovrebbe essere una festa, invece del solito trantran, ecco perché ho deciso di suonare con gente diversa ogni volta e quando ne avr  voglia. Ho sempre pensato a qualche concerto a tema con certi periodi dell’anno: Halloween, Natale, Pasqua, un p  come una festa in costume senza plagiare Kiss e Slipknot! Adesso sto investendo su nuova attrezzatura per eventuali live in piccole sedi. Pub, teatri, tutto quando i tempi saranno più maturi. Non nego che sarebbe fantastico accompagnare una delle mie band preferite in un tour, almeno una volta, o anche solo collaborare con loro. Se posso sognare, vorrei re-incidere «Cruel Jaws» (seconda traccia di «Gallows Hood») e farci un duetto con Till Lindemann dei Rammstein. Potrei già morire felice!

  • Secondo te, perché un ascoltatore dovrebbe diventare un tuo fan? Cosa offri di speciale??

Mi fa pensare ad una domanda che mi ha rivolto mio zio giorni fa: «Perché qualcuno dovrebbe innamorarsi di te?» E la risposta vale anche a questa domanda. Non lo so. Forse perché, nonostante i miei difetti e il mio veleno, da cui sto cercando di disintossicarmi, mi reputo sincero. Questa musica, alla fine, l’ho fatta per me stesso. Senza chissà quale motivo. Forse per seguire le tracce dei miei idoli, forse per creare nuovi pezzi che mi piacessero, forse solo per dare un senso alla mia vita in un mondo che ha perso il suo significato. Come ho già detto, per quanto possa piacere o interessare, il mio stile non è niente di innovativo perché fa parte di qualcosa che ha già avuto vita. Forse sono solo le chitarre e la batteria con quel riverbero che riconducono al Metal Underground anni ’80, è sempre stato ci  che ho voluto per giocare, senza un messaggio ben preciso. Indubbiamente, il mio pubblico sono i miei amici e l’obiettivo, specialmente in quest’ultimo album, è stato quello di sorprendere. Non è che ogni persona che ha subito un abbandono, un maltrattamento o un tradimento debba essere fan dei miei lavori. Ma se vi capita di leggere un mio testo, beh non siete soli e vi capisco bene, e tanto mi basta!

  • Siamo ai saluti. A voi le ultime parole.

Grazie dell’intervista, è sempre un piacere una bella chiacchierata come questa. Non è un periodo facile, né per la musica, o per l’arte in generale, né per me personalmente. Tutto quello che poteva essere stato realizzato è stato già fatto, ecco perché sento sempre poco credito nei confronti di qualcuno che cerca di emergere. L’ultima strada è rimasta quella di rifarsi, come sto facendo io, a storie che sono state già narrate, ma dando vita a una nuova prospettiva di quelle storie. Io, nel mio essere nerd, tendo sempre a paragonarmi a personaggi di fantasia. Mi sento molto vicino ad Eren di «Attack on Titan», nel senso che mi sono distaccato dai miei amici, perché non riuscivo a venire a patti con i miei demoni, e provo una rabbia immensa verso il mondo da volerlo ridurre in polvere. Ho avuto il terrore, nell’ultimo anno, della solitudine. Alla fine, dolori dopo dolori, ho imparato a conviverci, ormai sono un Lupo Solitario. Ma sto ancora cercando quella luce. Quella luce che una volta brillava come la luna e le stelle nel mio mondo oscuro, in cui la notte era bella e non faceva paura. Io ci credo ancora, non scriverei canzoni senn . Non sono contro la vita, sono contro il sistema. Abbiamo un numero di sovrappopolazione, criminalità e ipocrisia governativa da gelare il sangue, l’opinione pubblica è ormai in grado di distruggere una vita peggio della guerra… e non c’è più rispetto per le sofferenze degli altri, specie se riguardano la salute mentale. Piantatela di illudere chi vi vuole bene sol perché non riuscite a venire a patti con le vostre paure, smettetela di rovinare altre vite per storie che esistono solo nella vostra testa e vi distolgono dai pericoli reali… Non c’è niente di più ignobile nell’usare una storia tragica per pararsi il culo, o preferire la carriera e il danaro ad affetti sinceri… forse mi sbaglier , do solo voce a quello che io ho vissuto. Il mio è un percorso riabilitativo. Certo che voglio stare bene, voglio stare meglio. Ma non posso smettere di provare rancore verso chi mi ha ferito così, tutto d’un botto, è come ripulirsi da una droga o smettere di fumare. Un p  di meno, giorno per giorno, almeno per me fino a quando non avr  trovato quel qualcosa che mi faccia sorridere, o piangere per la contentezza. Dopo aver vomitato tanto veleno. Sono certo che là fuori, in quella giungla di scimmie tonte, ci sarà qualcuno che sta vivendo ci  che ho scritto o che l’ha già vissuta, ed ora ha trovato la serenità che meritava. Anche tu, che stai leggendo questo, non sei da solo. Avrai quello che meriti, e anche i tuoi nemici. Il tempo lo saprà dire. Grazie ancora, seguitemi se volete, grazie un’ultima volta e come sempre: VenomGodzilla, passo e chiudo! \m/

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