Recensione: “Ophion” l’ultimo album dei SONISTERICA

SONISTERICA è un gruppo di recente formazione attivo dal 2016 – provenienza Sassari – oggi a presentarsi al pubblico con il debut album “Ophion”, pubblicato l’11 Ottobre per l’etichetta MizarElektricWaves.

Il nome della band, oltre che essere originale, è senza dubbio rivelatorio circa l’approccio compositivo messo in atto dai quattro musicisti, definito principalmente da suoni cupi, accordature ribassate e testi in italiano, combinati fra loro seguendo, appunto, la logica del “son-isterismo“: un disturbo di sonorità caratterizzato dalla non omologabilità ad un genere specifico, che arriva a coinvolgere le sfere dell’Alternative, del Doom, del Progressive e del Post-Metal.

Vi anticipiamo, tuttavia, che l’essere già affini con questi mondi musicali non chiarifica affatto la proposta dei SONISTERICA anzi, quasi sicuramente la complica; il che, sotto un certo punto di vista, può essere un pregio più o meno grande, perché se da un lato testimonia come i quattro Sassaresi siano mossi da un’intenzione ricercata – volutamente aldilà dei gusti di massa – (tanto per dirvene una, il pezzo introduttivo riproduce il suono delle stelle registrato dal telescopio spaziale Hubble), dall’altro permette a questo “Ophion” di mostrarsi in tutta la sua singolarità, solo agli occhi (e soprattutto alle orecchie) dell’ascoltatore consapevole che decide di farsi avanti e diventarne partecipe.

 

Tra le tante etichette spendibili nel descrivere la prima creatura dei SONISTERICA, infatti, la più appropriata sembra essere “musica esperienziale”, il cui fine risiede non nell’ascolto in sé ma nelle estreme conseguenze da esso scaturite; a questo punto, è quasi superfluo evidenziare che l’intento dei Nostri è distante mille miglia dal puro intrattenimento, che presuppone una certa rilassatezza emotiva da parte del fruitore.

Tutt’altra storia con “Ophion“, dove si viene invischiati senza preavviso nel dispiegarsi di uno scontro apparentemente irrisolvibile, determinato dal cozzare di frustranti suoni titanici (il basso tanto egocentrico di Antonio Mulas), dissonanze stranianti (la chitarra di Paolo Mereu) e cambi di tempo improvvisi (la batteria di Flavio Fancellu): eccovi le famose complicazioni/implicazioni del mondo (son)isterico, a cui va aggiunta la più grande di tutte, la voce di Alfredo Carboni, colta nello sforzo di generare linee vocali che non ti aspetteresti (“Serpente” e “Luce” ne sono esempi), talvolta salvifica come un appiglio insperato, talvolta partecipe del malizioso gioco di squadra degli altri strumenti, intenti a generare un’ideale distesa di sabbie mobili, fatta di tensioni sempre più insistenti (“Selene” e “Carmina“) e caotiche (“La ricetta del Caos”, “Zero”), in cui alla fine ci si ritrova impantanati, gravati dal peso di conflitti interiori nuovi, finora sconosciuti.

In questo mare sonoro così fangoso uno strumento, il basso, si atteggia da tiranno, pervasivo ed onnipresente sia nel mix che nelle intenzioni compositive (di fatto i brani sembrano costruititi attorno e a partire da quest’ultimo), mentre al sound generale della band potrebbe giovare una maggiore libertà della chitarra nei fraseggi (ben riusciti quelli di “Selene” e “Carmina“- probabilmente il pezzo migliore ma non l’unico degno di nota -), tuttora forse troppo legata al basso. Nulla da dire sul tocco di Flavio Fancellu che domina il tutto, dall’alto del suo ottimo groove.

C’è tanto pensiero dietro a “Ophion“, lo si percepisce dai testi simbolici e dalla caratura dei brani (mai piatti o scontati), da come crescono e si sviluppano, dipingendo ed innescando tumulti non controllabili; e per quanto possa essere riduttivo, a condensare l’essenza di questo prodotto discografico ci pensano direttamente i SONISTERICA, tramite le parole utilizzate per descrivere il concept del loro album, spiegato in termini di“’isterismo della società moderna e tensione nei rapporti collettivi“. Giustissimo!

Reviewer: Gianfranco Catalano

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