Recensione: “Cycles” terza release discografica degli italiani STRAIGHT TO PAIN

Album fresco di stampa questo “CYCLES“, terza release discografica degli italiani STRAIGHT TO PAIN, uscita per HELLBONES RECORDS il 25 Ottobre e anticipata dalla diffusione del singolo intitolato “Beyond the Origin“, nel mese di Settembre.

La band proveniente da Savona ha affrontato con coraggio un importante cambiamento di lineup, determinato, per un verso, dalla fuoriuscita dello storico chitarrista (Nicolò Varaldo) e, per un altro, dall’ingaggio di non uno bensì due nuovi axe men: Marco Salvadori e Thomas Laratta; una dimostrazione di carattere e prontezza di spirito che riteniamo sia doveroso sottolineare.

Come tutto ciò possa aver impattato sull’aspetto musicale dei Nostri, possiamo constatarlo nel percepibile trapianto di influenze Progressive e Groove Metal, in quello che era e continua ad essere il principale ambiente degli STRAIGHT TO PAIN, cioè il Metalcore.

Suonerà diversa, anche da tutto ciò, l’introduttiva “Recalling Lifetime“, il cui tappeto di synth eterei dalle atmosfere sognanti e leggiadre, potrebbe far pensare di aver premuto play sul disco sbagliato, salvo poi confluire vorticosamente nell’opener “Shaping the Existence“, singolo rilasciato in anteprima a Giugno. Un pezzone, questo, in cui i 5 musicisti esibiscono notevoli qualità tecniche per tutta la durata dei 3 min. e 45 sec., altamente impregnati di groove  progressivo – mai fine a se stesso – speso al servizio di una piacevole armonia vocale e strumentale, senza che il devastante terremoto sonoro, tipico del genere, ne risulti compromesso. A posteriori è il brano più convincente in assoluto. E palla al centro.

In “Superior Condition” e “Rith the Awakener” si punta molto (troppo?) sul facile appeal dei riff quasi nu-metal e dei ritornelli super catchy, elementi senza dubbio funzionali al genere e, soprattutto, ad un ipotetico contesto live. Gli inserti acustici e le preziose armonizzazioni di chitarra (soprattutto nella seconda di queste songs) ci fanno rimpiangere un mancato, netto sviluppo melodic-death oriented che, forse, avrebbe potuto fruttare qualcosa in più.

E comunque siamo subito presi in parola, perchè il successivo inserto strumentale (“Before the Abyss“) mostra gli STRAIGHT TO PAIN in veste di suonatori di musica da camera, a pizzicare le corde acustiche dei loro strumenti come nel migliore melodeath Svedese.

Lo spunto è mantenuto anche in “Down at the Roots of the World“, stavolta rivisitato secondo la chiave aggressiva del Metalcore, dando vita ad una contaminazione ancora da affinare nel suo insieme ma a tratti molto ispirata.

The Messengers” ha una resa ottima, del tutto in linea con i dettami del genere di riferimento, per lo più arricchita da interessanti inserti tecnici che ne mantengono vivo l’ascolto.

In “Beyond the Origin“, un pò sottotono per inventiva rispetto all’esempio precedente, gran parte del lavoro è portato a casa dall’azzeccata melodia principale, con un ritornello così predominante da continuare ad echeggiare nelle nostre orecchie fino alla conclusiva “To the Brightest Star“, la chiusura orchestrale del disco.

CYCLES” è un album di tutto rispetto dove, nello specifico, un brano eccellente (“Shaping the Existence“) ed un altro ottimo (“The Messengers“) adombrano leggermente il resto ma lo standard STRAIGHT TO PAIN, di indubbia qualità, è assolutamente rispettato: la performance esecutiva dei musicisti tutti non sbaglia un colpo e così anche la produzione del Blackwave Studio di Genova: i suoni sono chiari e gli strumenti ben distinti.

Siamo già curiosi di ascoltare cosa ci riserverà il futuro di questa band nostrana, augurandoci che possa continuare ad alzare l’asticella della propria proposta, senza troppe domande sul come o il perchè; l’importante è puntare dritto boys, nella direzione che solo voi conoscete: STRAIGHT TO PAIN!

Reviewer: Gianfranco Catalano

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