Recensione: “May the 18th be with you” l’album dei BUNNYBLACK

E’ una fortuna – oltre che un onore – poter dire di essere conterraneo dei BUNNYBLACK, progetto di musica sperimentale, di stanza a Palermo, partorito dalle menti di due giovani validi artisti: FRANCESCO LESS (frontman-chitarrista dei Velaut, bassista degli Inside the Hole) e MAIQQU (musicista elettronico, chitarrista dell’omonima band).

Frutto di una collaborazione nata quasi per caso, dopo un incontro fortuito avvenuto durante un concorso musicale, BUNNYBLACK prende le mosse dalla fusione di mondi apparentemente distanti, dove la proposta alternative-cantautorale (e non solo) di LESS prova ad abbracciare l’elettronica 8 bit (detta anche chiptune o chip music) di MAIQQU, a sua volta chitarrista post-rock, noise e punk prima ancora che produttore di musica su Gameboy.

L’esordio del duo è ascrivibile a “May the 18th be with you” (Spettro Rec.), un A/B side contenente una cover degli Audioslave ed una dei Joy Division, ma oggi siamo qui a parlarvi dell’omonimo “Bunnyblack“, primo EP autoprodotto di inediti,  pubblicato il 22 Novembre.

L’opener “Abisso” scandisce, in maniera definita, le fasi iniziatiche di un rito sonoro svolto sotto la funesta aura di un synth minaccioso, con il Gameboy a sputare casse ritmiche feree e sempre più insistenti, a cui obbediranno presto la chitarra in arpeggio ed il basso possente: siamo in territorio Sannhet, ma presto ce ne dimentichiamo perchè intanto è stato magicamente evocato l’incubo dark, tanto malsano quanto attraente, di sua maestà Ian Curtis; cercare di imitarlo sarebbe blasfemo – la cosa, per fortuna, non succede – eppure Francesco Less riesce quasi a parlarci di lui senza nominarlo direttamente, accompagnato dalle magnetiche backing vocals di Valentina L. Cassarino, anch’esse intrappolate nelle ragnatele degli asfissianti intrecci sintetici di MAIQQU. Il trasporto è totale, non c’è che dire!

Meno tenebrosa, e in un certo modo più incalzante nell’andamento, “K” fa a spallate contro ogni suo ostacolo traendo forza da una pulsazione elettronica martellante, la cui urgenza viene impartita dalla voce robotica di un essere cibernetico. La trama sonora è avvolgente, il Gameboy onnipresente ma non ingombrante, merito di un equilibrio che riesce a far convivere in modo intellegibile le due anime della band.

Walls of People” è per buona metà un brano chiptune a tutti gli effetti. L’apertura è affidata ad una mitragliata di note 8bit senza via di scampo, per cui viene da chiedersi se per caso la console di MAIQQU non sia impazzita; la risposta è affidata allo sconquasso generato da prepotenti casse gabber, un modo come un altro (per lo stesso MAIQQU) di ribattere alla nostra domanda, dicendo: “No, ma anche si!”

Progressivamente, lungo un lento fade out, la sbornia da chip music hardcore va a svanire, quasi dissolvendosi sotto il cielo albeggiante in cui s’innestano tiepide chitarre shoegaze, tra riverberi ed echi di voce in lontananza.

Ascoltare “All that Remains” è come dover fare i conti col paradosso dell’ospite a cena che scopri a rubare in casa tua. Infatti, per quanto ci si possa predisporre ad essere “accoglienti ed ospitali” verso un pezzo così intimo e delicato, quest’ultimo alla fine ti si ritorce contro, esigendo (da parte tua, che hai premuto play) molto più di quanto non sia richiesto dai soliti ascolti a cuor leggero. Allora le strade sono due: cestinarlo o metterlo direttamente tra i preferiti. Io scelgo la seconda. E l’ospite? Quello no, non voglio vederlo più.

Ma i BUNNYBLACK , soprattutto dopo questo EP dove la band riesce a far coesistere visioni oniriche e spirituali all’interno di una musica profondamente impulsiva anche se ricercata, non sacrificata sull’altare della sperimentazione fine a se stessa. E’ un matrimonio artistico con i fiocchi quello tra MAIQQU e LESS, a cui auguriamo di trovare le soddisfazioni ed il supporto che meritano.

Reviewer: Gianfranco Catalano

 

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