Recensione: CITY OF RUINS, l’ultimo lavoro degli IBRIDOMA

Fra le recenti uscite della discografia legata alla scena Heavy Metal italiana, segnaliamo CITY OF RUINS, l’ultimo lavoro degli IBRIDOMA targato Punishment 18 Records; un album che va ad imprimersi nelle pagine di un curriculum di tutto rispetto per i Nostri Marchigiani.
Attivi dal 2001, gli IBRIDOMA hanno già dato alle stampe un bel po’ di materiale, collezionando ad oggi ben 5 album, due EP ed uno split-album, il tutto suggellato da una proficua attività live ed alcune pregevoli collaborazioni, la più importante – risalente al penultimo album “December” del 2016 – con i nomi degli ex Iron Maiden Blaze Bayley e Paul Di’Anno. Insomma, i cinque IBRIDOMA sanno il fatto loro e sia la critica che i fan hanno già avuto modo di apprezzare il loro indiscusso valore artistico, ribadito e assicurato anche in quest’album.
Dieci brani dove la predominanza è un Power Heavy Metal – marchio di fabbrica per i cinque Marchigiani – dal sound rabbioso, a tratti scatenato (fino a sconfinare nel Thrash) eppure teso a costruire un equilibrio musicale tra sonorità moderne e spunti classicheggianti, dove le forze in gioco non sono soltanto la grinta della parte ritmica ma anche il fattore melodico.
A tal proposito si ascolti l’opener “Sadness Comes” in cui è racchiusa in maniera semplice e lineare la formula musicale appena descritta; diretta e senza fronzoli, come si suol dire.
Diverso il discorso per “Evil Wind” e “T.F.U.” (fra i migliori del lotto) dove salta all’occhio una composizione dall’approccio tradizionalmente Heavy, esaltato da alcuni fraseggi chitarristici di stampo Classic ed un cantato spinto su registri più alti, gestito in modo assolutamente consapevole dal vocalist Christian Bartolacci. Il primo dei due brani -in particolare- ha una marcia in più e guarda da vicino al mondo di tali Scala Mercalli, l’altra band del sopracitato frontman; cio’ non toglie che il risultato sia comunque in linea con la proposta e assolutamente degno di nota. Siamo al pezzo rivelazione di questo City of Ruins, “Di Nuovo Inverno“, dove la sinergia di tutta quanta la band contribuisce a far crescere, fino a rendere speciale, una song musicalmente semplice ma emotivamente intensa, con un ritornello cantabile sin dal primo ascolto (e il cantato in Italiano contribuisce non poco).
Peccato che “City of Ruins” non riesca a tenere vivo un coinvolgimento prima cercato tramite l’appeal di un bel refrain di chitarre, poi demolito dal ritornello, sicuramente il meno ispirato tra quelli del disco; prepotente, invece, s’impone la ritmica di “Angels of War“, invogliando ad un unico e solo scapocciamento, della durata esatta di 3 minuti e 12 secondi.
“My Nightmare” aggiunge a quanto ascoltato finora un bel tocco di Thrash grooveggiante, senza rinunciare al gioco di pesi in cui stavolta, alla tensione ritmica e al rilassamento melodico, si aggiunge un apprezzabile spazio strumentale tecnicamente riuscito, poco prima della chiusura.
Con “Fragile” gli IBRIDOMA ripresentano la formula già vista con “Evil Wind” e le considerazioni al riguardo non possono che essere uguali: ottima prova di reminiscenza “Mercalliana”.
“Terminator“, dal canto suo, offre il lato più sperimentale di City of Ruins: strumentalmente il riffing è quasi debitore dell’Industrial, mentre la voce concede pochissimo spazio al solito cantato, finendo per trasformarsi in quella che immaginiamo essere l’incarnazione di un cyborg pericoloso e distruttivo, presto soppiantato (o forse sconfitto?) da “I’m Broken“, la ballad in acustico dagli sviluppi pop e dalle atmosfere morbide e soavi.
Una prova più che soddisfacente per gli IBRIDOMA, a proporci un album solido che si lascia ascoltare facilmente, in cui la band non smentisce le qualità singole dei musicisti; anzi, le avvalora nel suo complesso grazie all’ encomiabile affiatamento di gruppo, prezioso elemento aggiuntivo in molti dei brani di questo City of Ruins. Bel lavoro ragazzi!
Reviewer: Gianfranco Catalano