Recensione: “THE ORIGINS” è il nuovo full-lenght degli ULVÅND

Band: ULVÅND –
Titolo: “THE ORIGINS” 
Full-length, Virtues Productions
Uscita: (2020)

Gothic metal che riporta in mente varie formazioni, dagli Amorphis, ai Paradise Lost, ai Tristania, My Dying Bride, Lacuna Coil, ecc. Fermi restando questi punti di riferimento, è facile intuire a quale pubblico è destinato il primo ep di questa band che arriva da Toulouse, città francese. In realtà la durata del disco in questione, comunque di una mezz’ora abbondante, avrebbe avuto anche i presupposti per essere classificato come un full-length, ma va bene anche così, perchè in effetti la durata delle singole canzoni, tranne che in un caso, supera quasi sempre i cinque minuti ciascuna, quindi la band potrebbe avere in serbo un full-length vero e proprio, con durata magari più elevata.

A parte le scelte su come presentare questo esordio che hanno importanza davvero relativa, quello che a noi interessa è il contenuto, e questo “Origins” ha davvero molto da dimostrare e riesce a catturare dalla prima all’ultima canzone. Dopo un inizio di album tutto sommato non esaltante con “Human Zoo”, la band replica subito dopo con un pezzo da novanta come “Chrysalis”, dove le atmosfere sono fitte come la nebbia, oscure ma allo stesso tempo ben calibrate con la melodia che viene espressa in un songwriting sempre attento e ben pensato e da un uso della doppia voce, femminile-maschile, molto bello e che dona varietà ai pezzi. Si prosegue con “7 Virtues”, brano in cui la band si incammina in territori nuovamente oscuri e con dei break molto heavy. Verso la fine del pezzo delle belle orchestrazioni fanno decollare il brano, che finora era rimasto un po’ “timido”. L’elemento doom in questa canzone è molto presente, e ci sta a pennello.

“Valhalla” è un altro pezzo da annoverare tra i migliori della tracklist. Inizia con chitarre e batteria potenti, poi si trasforma in uno dei brani più completi e convincenti. Belle melodie di voce, stacchi inaspettatamente pesanti, chitarre stoppate e ripartenze all’insegna di ottime parti sinfoniche. “Despair” è un episodio nuovamente doom in senso stretto, ma questa volta il suo incedere è davvero pachidermico ed è la voce in growl di Serge ad introdurci in quello che è, probabilmente, l’episodio più sinistro di tutti. Solo piccoli spiragli della bella voce della talentuosa Béran iniettano un po’ di luce in un brano che sembra non averne. Chiude il disco “Una Vida”, pezzo potente e pesante, ma non scontato.

In defnitiva, gli Ulvand partono col piede giusto. Un ep bello sostanzioso sotto tutti gli aspetti e che nella sua mezz’ora circa di durata si apre a ventaglio, dimostrandoci tante belle idee e soluzioni. Il genere è il gothic metal, ma questa band ha la giusta convinzione e preparazione per arricchirlo e renderlo sempre avvincente brano dopo brano. Complimenti.

 

Recensore: Travis

 

Tracklist:

  1. Human Zoo
  2. Chrysalis
  3. 7 Virtues
  4. Valhalla
  5. Despair
  6. Una Vida

 

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