Oggi ospitiamo i Bolthorn, promettente band italiana che propone un death metal melodico, influenzato da band come Amon Amarth e anche da qualcosa del Bathory più epico. Parliamo anche di cosa bolle in pentola per loro. Buona lettura!

1 – Ciao ragazzi, cominciamo parlando del vostro debutto uscito quattro anni fa intitolato “Across The Human Path”. Come sono stati i pareri di stampa e pubblico verso quel disco?
Ciao e grazie innanzitutto. Quando è uscito “Across the human path” siamo rimasti piacevolmente colpiti dal riscontro che ha avuto. Il parere è stato pressoché unanime: un lavoro potente e melodico, che ha trovato il gusto di tante persone. E’ stata una bella soddisfazione visto il prodotto che abbiamo così fortemente voluto; ci ha resi consapevoli di cosa potevamo fare da quel momento in avanti e ci ha dato l’input a diventare una vera band e non più soltanto un project studio.

2 – Adesso state componendo nuova musica?
Certamente! Stiamo lavorano per concludere il nostro secondo album: che sarà un concept inerente alla “caccia” intesa su diversi fronti; Infatti si parlerà di caccia sia in senso letterale che metaforico, parlando cioè di tanti altri argomenti a essa legati della società odierna.

3 – In che direzione andrà il sound dei Bolthorn?
Questo avrà sempre un suono epico e potente, ma avrà elementi legati al death più grezzo e old school. Vogliamo far capire che siamo sempre noi ma che possiamo esprimerci in altri modi rispetto al primo album.

4 – Rispetto al primo album avete cambiato qualche elemento in line-up? Ne vogliamo parlare?
Essendo nati come project studio e avendolo composto in tre, è stato dopo l’abbandono di Rob alla chitarra che abbiamo ricercato i membri necessari a diventare una vera band a tutti gli effetti. Così l’arrivo di Stefano alla seconda chitarra, di Giuseppe al basso ed Emiliano alla batteria, ha completato la nostra line-up dandoci solidità e fermezza di intenti, un aspetto che oltre al valore musicale dei membri ci ha permesso in breve tempo di suonare in diversi posti e avere ben chiara la nostra direzione.

5 – Di cosa parlano i testi delle vostre canzoni?
Dei testi se ne occupa Drake, il cantante, e anche se nel primo album vi sono chiari riferimenti alla mitologia norrena, la preferenza è quella di spaziare tra vari temi: argomenti come il valore della famiglia e dell’onore (Warriors), l’essere etichettato dalla massa e il giudizio degli altri (Lair of the beast), il trascorrere inesorabile del tempo come fosse una maledizione (Curse of time) sono alcuni esempi di cosa parlano i nostri testi. Cerchiamo di mantenere epicità musicale e un’apertura negli argomenti da trattare.

6 – Parlateci del vostro processo di composizione.
Se il primo album è stato composto da Ivan e Rob, il secondo vede la composizione solo nelle mani del primo, anche visto che i gli altri membri sono giunti solo in seguito. La loro partecipazione, tuttavia, si manifesta nel rendere le composizioni inerenti al loro gusto. Sicuramente i prossimi lavori vedranno il processo di composizione aperto in egual misura a tutti i membri.

7 – Quali sono stati gli artisti che vi influenzano, allo stato attuale, per la composizione della vostra musica?
Sicuramente band come Amon Amarth, Hypocrisy, Arch Enemy hanno ispirato la composizione del primo album e anche del secondo. La line-up completa ci sta dando la possibilità di rendere più completi i brani e più nostri ovviamente. Direi che ad influenzarci sono anche le nostre attitudini musicali individuali e che volenti o nolenti compongono il nostro contributo.

7 – Vi piace suonare dal vivo e cosa bolle in questo senso in casa Bolthorn?
Siamo divenuti band per poter portare la nostra musica in giro, quindi è questo che ci appaga maggiormente. Abbiamo recentemente suonato in diversi posti delle nostre zone. Il mese prossimo abbiamo un’altra data a Modena e anche se ci stiamo dedicando di più al lavoro per l’album, siamo tutti molto operosi nel ricercare sempre nuove date.

8 – Come vedete la scena metal italiana nel 2023? Credete che non abbia nulla da invidiare ad altre scene, oppure c’è qualcosa che ancora andrebbe migliorato?
La scena italiana è sempre stata un po’ complicata a nostro parere. Vi sono tantissime band valide, tuttavia, è il contesto culturale ad essere troppo condizionato, come ad esempio i paragoni musicali con band blasonate: il non vedere nelle band locali una valida alternativa a quelle che già si ascoltano, la ridondanza di molte band simili tra loro e infine il supporto mostrato verso la scena underground che ovviamente è il motore che spinge le band ad affermarsi nazionalmente, e se manca ne risente a cascata tutto il resto. Bisognerebbe aiutarsi e supportarsi ma siamo schiavi dei pregiudizi e non è facile aggirarli.

9 – Siamo i saluti finali. Concludete come volete.
Salutiamo tutti coloro che leggeranno l’intervista e ringraziamo voi di NOIROCKER per lo spazio. Vi aspettiamo sotto al palco per scatenarvi con noi!

By Redazione

Links:

http://bolthornmusic.bandcamp.com/

http://www.facebook.com/Bolthornband

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